ITS, competenze strategiche in arrivo: esperienza e nuove tecnologie per soddisfare la nuova domanda occupazionale
I dati dell’ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere riportano, da parte delle aziende italiane, una difficoltà di reperimento delle figure professionali richieste pari a circa il 40%. Ciò appare particolarmente significativo se si tiene in considerazione un livello di disoccupazione giovanile ancora così elevato, nonostante ci troviamo in un momento di ripresa economica e di grandi possibilità di impiego, dovuti anche all’impulso e al cambiamento legati all’implementazione del piano “Industria 4.0” avviato dal Governo. Le ragioni di questi fenomeni hanno senza dubbio alla base radici articolate, rintracciabili sia nel mondo imprenditoriale che in quello della formazione.
Eppure, negli ultimi tempi, entrambi i sistemi, probabilmente proprio perché investiti da questa rivoluzione tecnologica riguardante le modalità di produzione di beni e servizi, stanno attraversando una fase di aggiornamento e di svolta della cui portata, probabilmente, non vi è ancora piena consapevolezza; una fase in cui, finalmente, le esigenze di un sistema stanno fruttuosamente convergendo con le finalità dell’altro, in una direzione indubbiamente vantaggiosa in termini di potenziale occupazione.
Le difficoltà delle imprese riguardano il reperimento di figure specializzate, ossia figure in possesso di quelle competenze chiave (tecnico-professionali e trasversali), utili per affrontare le nuove sfide per la sopravvivenza imposte dalla “vision” di Industry 4.0, riconducibili, nello specifico, alla conoscenza approfondita delle lingue straniere e delle nuove tecnologie associate al mondo dei big data, dell’Internet of things, dei nuovi media e dei social network. Alla luce di questo scenario, acquisisce sempre maggior valore il ruolo svolto, nel nostro sistema formativo, dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che, malgrado il titolo un po’ fuorviante, sono scuole di alta specializzazione tecnologica che rappresentano il più nuovo canale di formazione post-diploma istituito dal MIUR, nelle cui proposte educative si trovano finalmente soluzioni efficaci per allineare l’offerta formativa alle richieste e alle esigenze espresse in maniera sempre più urgente dalle imprese. Si tratta di quella tipologia di istruzione che all’estero viene garantita dalla c.d. “Educazione terziaria non accademica”, dove la co-progettazione, la flessibilità didattica dei percorsi, i project work e i tirocini, il coinvolgimento di professionisti e imprenditori nelle docenze, costituiscono gli elementi fondamentali di un’offerta in cui si punta ad unire sapere e saper fare “progettando, prototipando e valutando”, come sottolineato dal Sottosegretario al MIUR Gabriele Toccafondi. A tutto questo si associa una didattica fondata su un modello esperienziale di apprendimento, in cui l’aula si trasforma in un learning active lab in grado di lavorare sul territorio e di coniugare l’acquisizione di conoscenze con lo sviluppo di competenze e abilità trasversali, cioè quelle soft skill sempre più richieste.
Questa flessibilità è possibile poiché, strutturalmente e giuridicamente, gli ITS nascono come Fondazioni di partecipazione a carattere regionale, con la finalità fondamentale di agire a favore della crescita e dello sviluppo socio-economico di qualità delle produzioni e dei servizi di un determinato settore, all’interno del territorio nel quale si collocano. Citiamo un esempio, quello di una delle destinazioni turistiche di maggiore interesse mondiale in questi anni, la Puglia, dove la Fondazione ITS Regionale per l’Industria dell’Ospitalità e del Turismo Allargato, nata a Lecce nel 2015, frutto del dialogo e del lavoro comune di tutti gli attori regionali (e non solo) che possono e devono fare la differenza nello sviluppo dell’industria turistica e culturale, è divenuta un effettivo incubatore di competenze, un solido punto di riferimento che richiama al suo interno Istituti Scolastici, Aziende, Enti Pubblici e rappresentanti del territorio, in una sorta di costante e fruttuoso scambio teso a potenziare soprattutto i fattori chiave di tutte le politiche di sviluppo locale indirizzate alla crescita degli spazi occupazionali per i nostri giovani.
La Fondazione in questione ha avviato lo scorso anno il primo biennio formativo e sta progettando l’attivazione, entro il prossimo ottobre, di quattro nuovi percorsi incentrati su altrettanti temi di indiscutibile rilevanza. Quattro profili tecnici perfettamente in linea con le sfide e le necessità evidenziate dal Governo italiano e dall’Unione Europea nel settore del turismo inteso in senso “allargato” e del patrimonio culturale materiale ed immateriale. Centrale il ruolo svolto dalle nuove tecnologie e dalla comunicazione digitale, che, come già evidenziato, influenzano ormai ogni aspetto della nostra vita, prospettando nuove opportunità per la creatività, le imprese e l’occupazione.
Partiamo da un primo dato: il 2017 è stato riconosciuto dall’Assemblea Generale dell’ONU come “Anno mondiale del turismo sostenibile”, argomento e spunto intorno a cui ruota uno dei quattro percorsi dell’ITS pugliese, quello intitolato Tecnico Superiore per il Management nella filiera delle destinazioni del turismo lento e sostenibile, che prepara figure professionali nel settore della pianificazione, implementazione, governance, valorizzazione, animazione e promozione di itinerari culturali, ciclovie e cammini, e dei territori da essi attraversati e limitrofi, promuovendo lo sviluppo integrato ed equilibrato e forme di fruizione rispettose e consapevoli. L’Unione Europea sostiene lo sviluppo delle strade, dei sentieri o degli itinerari turistici transfrontalieri che contribuiscono ad aumentare la sostenibilità dell’industria turistica.
Sempre in linea con le priorità poste dalle agende europea ed internazionale, il secondo profilo è quello di un Tecnico Superiore specializzato nella promozione e valorizzazione del turismo culturale, digitale ed esperienziale e nel management della comunicazione 4.0. Le ragioni di questo orientamento? In prima battuta, basti rammentare che il 2018 sarà l’ “Anno europeo del patrimonio culturale”, decisione tesa, per l’appunto, a sottolineare e promuovere il contributo economico offerto da quest’ultimo alle piccole e medie imprese e allo sviluppo locale e regionale. L’avvento del digitale viene a tutti gli effetti celebrato in questo percorso nella sua più prorompente capacità di ridefinizione del ruolo e delle modalità di essere custodi, promotori e fruitori del patrimonio culturale, che è uno dei motori primari della nostra economia; una cultura fatta di musei, archeologia, festival, letteratura, cinema, performing arts, ma anche di industrie creative e made in Italy, come il design, l’architettura e la comunicazione: industrie creative che sviluppano servizi per altre filiere e veicolano contenuti e innovazione nel resto dell’economia, dal turismo al food. Il food rappresenta l’altro tema centrale, quello intorno a cui ruota il percorso improntato al management dell’enogastronomia dal titolo “Tecnico Superiore in ICT management delle aziende e dei servizi turistico-ristorativi legati alla cultura del gusto”, in cui il cibo viene elaborato con il ricorso alle nuove tecnologie e valorizzato come cultura ed esperienza da condividere.
Servizi di qualità, valorizzazione delle risorse, innovazione e sostenibilità, sono quindi al centro di tutti i profili proposti per il biennio accademico 2017-2019 dall’ITS di Lecce, incluso quello sull’Hospitality management e la blue economy, un settore strategico per lo sviluppo economico del nostro Paese, di cui occorre cogliere le opportunità emergenti, valorizzando la ricchezza rappresentata da una risorsa come il mare, dando un forte impulso alle potenziali ripercussioni anche in ambito turistico.
Turismo lento e sostenibile, digitalizzazione del patrimonio culturale, blue economy e cultura del gusto: quattro percorsi formativi di alta formazione specialistica su settori strategici progettati a stretto contatto con le imprese e gli operatori del settore Turismo e Beni Culturali in Puglia, collaborazioni e partenariati con catene alberghiere ed organizzazioni di fama mondiale, dove gli studenti hanno l’opportunità, durante il biennio, di svolgere le ore di stage previste come parte integrante del percorso, che ammontano a 960 sulle 2000 ore totali. Addizionando a questa caratteristica i servizi di accompagnamento al lavoro e di placement svolti dall’ITS (due studenti dell’ITS di Lecce hanno ottenuto un Contratto di Apprendistato di Alta formazione e ricerca, grazie al quale possono contemporaneamente svolgere una mansione all’interno di un’impresa e frequentare il corso) moltiplicandolo per il valore aggiunto dato dalla centralità dell’esperienza nell’apprendimento e dalla qualità delle imprese presenti all’interno del network della Fondazione, il prodotto non può che essere quello dato dagli ultimi dati MIUR che riportano, per i diplomati ITS nazionali, un’occupazione pari al 79,1% a 12 mesi dalla fine del corso.