“Lux Misericordiae”, IV BIENNALE Internazionale al Santuario di Paola
a cura di Mons. Pietro Amato/
“Lux Misericordiae” è il tema obbligato di questa quarta edizione della Biennale di Grottaglie, che eccezionalmente si svolge nella cittadina di Paola. Luce e Misericordia sono termini che si confanno a questo evento d’arte internazionale, che sin dalle origini ha visto nella parola luce la protagonista assoluta dell’arte e nella parola misericordia l’attualità dell’anno: la celebrazione del Giubileo della Misericordia e il VI Centenario della Nascita di San Francesco di Paola (1416-2016).
Il Patriarca dell’Ordine dei Minimi, vuole la letteratura, ha ricevuto dal cielo il Charitas e lo ha consegnato ai suoi frati, alle monache, al terz’Ordine, ai suoi devoti.
Misericordia e Charitas convergono nel collocare l’uomo al centro dell’attenzione di Dio, dell’universo, dell’uomo stesso. I sentimenti di misericordia e di carità appartengono alle espressioni dell’umanesimo storico, quello cristiano, che considera l’uomo creatura privilegiata di Dio, capolavoro assoluto del creato e meraviglia da curare, promuovere, salvaguardare. Se la luce è la nota specifica di un’opera d’arte, è dell’uomo la partecipazione al mistero luce, la quale è creativa, è matrice di vita, abita in lui e per questo risplende di operazioni immateriali, che trasformano attraverso le mani la materia bruta in luoghi di luce. Solo all’uomo è concesso questo.
Agli altri esseri viventi è riservato nelle sue multiformi espressioni la rivelazione della bellezza del creato. Agli artisti è stato chiesto d’illustrare l’attuale situazione spirituale e materiale dell’uomo; il loro pensiero sulla qualità della vita, talora ridotta per alcuni a brucare e a mendicare erbe (parabola del figlio prodigo); le differenti forme di disagio e/o di solidarietà; le violenze alla libertà individuale, dei gruppi e dei popoli; le espressioni d’ingiustizia; l’attenzione all’altro; le opere di misericordia spirituali e corporali.
Arco di San Francesco da Paola restaurato
Tutti i partecipanti si sono espressi con opere, il cui contenuto è impressionante per le differenti sensibilità e per il modo di manifestare la preziosa luce della coscienza universale. Hanno partecipato cinquantadue artisti, appartenenti a tredici nazioni, che vanno dal Latino America con il Paraguay e il Venezuela all’Europa con Germania, Svezia, Russia e Moldavia; dal Mediterraneo con Spagna, Italia, Cipro, Israele e Turchia all’Asia con la Corea e il Giappone. Cinque sono le sezioni dell’esposizione: pittura, incisione, scultura, ceramica e fotografia. Ognuna contiene una retrospettiva affidata ad un artista conosciuto, in modo da ottenere una lettura, la più completa possibile, di un percorso critico e culturale vicino non solo ai problemi della luce e del fare, ma attento ad armonizzare la fisicità del vero e della spiritualità dell’idea ai bisogni della vita, dello sviluppo e della crescita. Una comprensione dell’umano, nel senso che la visione dell’arte non si riduca alla mera espressione tecnico-esecutiva e/o al retorico e convenzionale linguaggio di corrente e di avanguardia, che puntualmente si rivelano scatole vuote di contenuti e cariche di economia.
Gli artisti scelti non appartengono alla categoria degli “esaltati”, ma a coloro che nel silenzio della quotidianità regalano frammenti di meraviglia, d’incanto, di poesia, di luce.
Non sono sulle strade. Lavorano nelle botteghe, talora povere e brillano di dignità umana e spirituale. Come nel passato, sono le strutture portanti dell’arte, che nel segreto sostengono l’edificio. Ad alcuni di loro, i più spirituali e perciò capaci di creare arte meravigliosa, la sorte chiede il riconoscimento e la fama.
L’antologica di pittura è stata assegnata a Luciano Regoli, un artista che riesce ad ottenere grandi effetti di realismo e di visionarie rappresentazioni con padronanza della forma e della tecnica.
Unisce elementi caravaggeschi e del Seicento italiano con altri del Romanticismo, approdando ad un naturalismo unito a una buona dose d’idealismo. Si presenta con un ciclo riguardante l’infanzia di san Francesco di Paola, ma spazia anche con un altro con temi di mitologia classica, di allegorie, di storie filosofiche e spirituali.
Per la grafica la retrospettiva è dell’incisore turco Fatih Mika, un uomo delizioso che si fotografa nella straordinaria produzione esposta: luoghi d’infanzia; uccelli, creature del cielo, che in terra riposano su alberi e sui tetti delle case; pesci, abitanti del mare, che liberi si muovono nelle acque, aggiungendo colori; poeti e letterati, che hanno influito, al pari degli eventi, sulla sua vita e sulla sua spiritualità. Insegnante all’Accademia di Firenze, ha collaborato per la partecipazione di alcuni suoi alunni di varie nazionalità alla manifestazione.
La scultura è stata data a un artista sacerdote, Battista Marello, noto in particolare a coloro che varcano la soglia di una chiesa, per avere preparato non pochi portali di cattedrali e di santuari dell’Italia meridionale, nonché sculture inerenti al culto e alla devozione. Marello è uno scultore completo, figurativo per convincimento e per intuizione, ben sapendo che l’arte è per il popolo, svolge un compito e non appartiene a quei pochi che si considerano privilegiati di mente e di portafoglio. La sua produzione è volutamente primitiva, ma parimenti visionaria, capace di trasmettere emozioni provenienti dalla contemplazione di volti dalla bellezza classica e antica, nella quale la luce dello spirito fa da protagonista della comunicazione e della comunione.
L’antologica della ceramica appartiene a Elvio Sagnella di San Lorenzello (Benevento), paese che vanta una tradizione che parte dal Settecento con il ceramista Nicola Giustiniani, che influenzò la Napoli dei Borbone. Già nella I Biennale (2010) gli fu dedicata una retrospettiva, che riscosse successo, e ora si ripete con la presenza di nuove opere, per raccontare il viaggio d’arte, iniziato con immagini di repertorio barocco e rivisitato recentemente con mescolanze e sperimentazioni di arte contemporanea. Quest’ultima operazione il ceramista la chiama “Metamorfosi della tradizione” ed espone alla critica del pubblico alcuni manufatti. Il visitatore rimarrà incantato di fronte alla capacità di tradurre un passato “messo alla prova della fornace” e di proporre nuove e più moderne soluzioni.
La sezione della fotografia, che compare per la prima volta nella Biennale e resasi necessaria per il tema assegnato “Lux Misericordiae“, dal forte significato sociale, vede nella retrospettiva la presenza di Giovanni Izzo, un fotografo che illustra in bianconero i temi dell’emigrazione, della clandestinità, degli extracomunitari e di molto altro ancora di degradante per la dignità dell’uomo.
I due colori, il bianco e il nero della vita, non conoscono varianti cromatiche. Non si trova una scala di valori del dolore. Non si trova la scienza dei gradi di sofferenza. Non è possibile credere a un magistero politico, economico e sociale che detta regole e dispensa pillole che si risolvono in benessere effimero, matrice di ulteriore ferite. Le sue foto, almeno quelle in esposizione, denunciano, mostrano, documentano, avvertono in segreto la coscienza di chi le vede e la induce a collocarsi tra coloro che credono e operano per e con misericordia e coloro che, indurendo il cuore, chiudono di fatto la porta dell’amore e dell’aiuto e l’aprono agli operatori d’iniquità.
Questa Biennale è particolare, sotto ogni aspetto. Supera il valore dell’estetica e del formale e si pone con forza nel campo della bellezza spirituale, l’unica capace d’imprimerla nei manufatti.
La materia è impregnata dell’orma dell’uomo ed è per questo che emoziona, fa riflettere, induce a creare e a ricreare. Narra di fallimenti, ma più ancora d’imprese riuscite. Racconta di uomini, gli unici e veri protagonisti dell’arte. Perché è degli artisti vedere, andare oltre, immaginare, sognare, indicare ciò che l’umanità ha come esigenza e bisogno per autorigenerarsi.
Non è arte il brutto, il nero assoluto, il buio.
“Dall’Introduzione del catalogo della IV Biennale”
Info utili
Inaugurazione: 16 luglio 2016, celebrazione eucaristica ore 19:00 nella Chiesa Nuova
Chiusura: 8 gennaio 2017
Orari di apertura: mattina ore 10:00 – 13:00; pomeriggio ore 16:30 – 19:30 - Chiuso il lunedì
Informazioni: tel. + 39 0982 58 25 18 / 58 25 29