Otranto sorride al Turismo: dall’accoglienza alla Tavola
A cura degli studenti dell’Alberghiero di Otranto/
La Città di Otranto non ha bisogno di essere presentata se non per il piacere di ripercorrere quanto con successo è stato immaginato e realizzato da una Pubblica Amministrazione e da numerosi privati che negli anni hanno saputo rendere il vivere questa cittadina della Puglia più bella un’esperienza unica. Il Mare, il Porto intelligentemente ampliato (500 posti barca) al punto tale da attrarre interesse e investimenti di Briatore, un patrimonio di beni culturali d’eccellenza, il ricordo dell’eroicità degli otrantini che si opposero con tale forza all’invasore da diventare tutti santi, costituiscono la cornice nella quale si collocano accoglienza e convivialità pugliese che, in questo territorio, si espande fino a diventare accoglienza sorridente e convivialità in tavola: la Tavola della Dieta Mediterranea, proclamata dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Tavola e accoglienza sono senza dubbio il cuore della convivialità e in questa parte dell’Italia i meriti sono da attribuire ad una Scuola speciale che ha saputo dare molto alla Puglia conquistando meriti e stima in tutto il mondo: l’Alberghiero di Otranto oggi diretto dal Dirigente Scolastico Prof. Luigi Martano.
OTRANTO, NON SOLO CULTURA…
Situata nel punto più ad Est d’Italia, fin dall’antichità è stata il luogo di riferimento per molte civiltà. All’inizio del 1400 il suo porto era uno tra i più importanti per gli scambi economici provenienti dall’oriente.
Fungeva da passaggio per diverse culture, tra cui quella Messapica, Normanna, Sveva, Angioina ed Aragonese. Al giorno d’oggi, Otranto offre molteplici opportunità di svago soprattutto nel periodo estivo nel quale si concentrano turisti da tutto il mondo movimentando la notte otrantina. Numerosi posti offrono divertimento per ogni età: dalle discoteche, al completo relax, alle escursioni subacquee ed alla visita di resti archeologici. Gli sport acquatici sono tra i più gettonati perché la principale attrazione è quella marittima, ma senza ombra di dubbio la movida salentina non vi deluderà.
Diverse sono le tradizioni tipiche tra cui quella della pizzica salentina sviluppatasi e diffusasi in tutto il Salento. Le coste salentine durante la notte vengono illuminate dalle diverse feste sulle spiagge. Sono tante le serate da non perdere tra cui la Festa dei Santi Martiri (14 – 15 – 16 Agosto) e la ricorrenza della Madonna dell’Altomare alla quale partecipa tutta la popolazione locale comprese le Istituzioni (fine agosto inizi settembre).
DUE PIATTI TIPICI DI OTRANTO
SAGNE NCANNULATE CON POMODORO E RICOTTA SCANTE
La ricetta di oggi non è dedicata ai palati fini e delicati. Si tratta, infatti, di un piatto molto rustico dal sapore deciso.
Parliamo di un primo a base di pasta fresca, le sagne ‘ncannulate (cioè ritorte), salsa di pomodoro e ricotta “scante” cioè ricotta forte.
Le sagne ‘ncannulate sono un formato tipico della zona salentina. Le massaie erano solite prepararle per essere consumate durante il pranzo della domenica, un pasto molto importante per la tradizione salentina…ovvero un momento di comunione in cui la famiglia si riuniva in senso allargato.
Questo piatto, come già detto, è una delle consumazioni tipiche del pranzo della domenica, per questo tutte, o quasi, le donne salentine, sanno preparare questo tipo di pasta.
Non tutti invece apprezzano la ricotta ‘scante cioè forte.
Si tratta di un prodotto caseario dalla consistenza morbida e spalmabile.
Si mantiene per lungo tempo confezionata in barattoli di vetro.
La ricotta forte ha un sapore molto intenso quindi va utilizzata con molta moderazione.
Ingredienti per le sagne (6 persone):
400 g di farina di grano duro
Acqua.
Ingredienti per il condimento (6 persone):
1 litro di salsa di pomodoro
Olio extra vergine di oliva
Sale
Cipolla
6 cucchiai di ricotta forte salentina.
Procedimento:
Prepariamo le nostre sagne.
Procuratevi un mattarello per pasta ed un coltello ben affilato.
Setacciate la farina sulla spianatoia e disponetela a fontana.
Versate al centro dell’acqua “aggiungerne poca alla volta perchè l’impasto non deve risultare troppo morbido” Infatti più l’impasto sarà asciutto, più sarà semplice lavorarlo.
L’impasto sarà pronto quando risulterà liscio ed omogeneo.
Dividete l’impasto in due panetti.
Infarinate il piano da lavoro e iniziate a stendere la sfoglia con l’aiuto del mattarello.
La sfoglia non dovrà essere sottile ma dovrà risultare più rustica.
Chiudete su se stessa la sfoglia.
Ritagliate delle tagliatelle di circa un centimetro di spessore.
Staccatele una dall’altra sbattendole delicatamente sul piano di lavoro.
Prendete una alla volta, tenete una metà della striscia di pasta con la mano sinistra, pungete l’estremità opposta e con il palmo della mano fate scorrere la tagliatella sul piano di lavoro qualche volta fino a quando non si arriccerà completamente.
Una volta che risulterà quasi tutta “ncannulata” chiudetela in due ed arrotolate, con lo stesso procedimento anche l’altro estremo, quindi, prendendola dalle code, adagiatela su un piano infarinato.
Procedete in questo modo fino ad esaurimento dell’impasto.
Lasciate riposare le sagne (le massaie salentine erano solite preparare la pasta il sabato sera).
Prepariamo adesso il condimento.
Fate riscaldare dell’olio in un tegame.
Aggiungete la cipolla affettata e lasciate imbiondire.
Unite a questo punto la salsa di pomodoro.
Regolate di sale e lasciate cuocere per almeno un’ora a fuoco lento.
Lessate le sagne in abbondante acqua salata.
Intanto prepariamo il condimento.
Prelevate la ricotta forte dal suo vasetto, trasferitelo in una coppetta, unite qualche cucchiaio di salsa di pomodoro e mantecate.
La ricotta forte risulta infatti molto densa, quindi risulta difficile condire la pasta, per questo va resa più cremosa.
Scolate le sagne e conditele con il condimento appena preparato.
Impiattate le sagne condite ed aggiungete un mestolo di salsa al pomodoro su ogni piatto.
Se vi è capitato di passare dalle parti di Lecce, avrete notato che la colazione tipica non prevede la classica brioche ma un dolce goloso e profumato..da mangiare rigorosamente caldo: il PASTICCIOTTO!
La nascita del pasticciotto risale almeno all inizio del 700 a Galatina nella pasticceria della famiglia Scalone durante la festivitá di San Paolo, guaritore delle tarantate. Nasce da un “pasticcio” definito tale dal pasticcere Nicola Scalone.
Mise ugualmente il pasticcio nel forno e lo regalò ancora caldo ad un passante. Risultò veramente ottimo e l’uomo ne volle qualcuno da portare in famiglia. Il successo fu talmente grande che le voci, in poco tempo, si estesero in tutta la provincia.
Nacque cosi “il pasticciotto de lu Scalone” e da allora ad oggi sono state proposte tante varianti a questo dolce che ha contribuito a rendere famosa la tipica cucina salentina.
La tradizionalitá è assicurata dalla provenienza locale delle materie prime e dal metodo che avviene secondo tradizioni familiari.
Si dice che il pasticciotto fosse uno dei dolci preferiti dal cantante Frank Sinatra. La cittá di Lecce lo ha riconosciuto come dolce tipico Leccese ed è presente nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali.
Eccovene proposta la ricetta:
600 gr. di farina
1 litro di latte
Per realizzare i pasticciotti, iniziate preparando la crema pasticcera (clicca qui per la scheda ricetta): fate scaldare il latte a fuoco basso con la bacca di vaniglia aperta. Intanto sbattete bene i tuorli con lo zucchero (1) e unite la farina setacciata, quindi aggiungete questo composto al latte (2) e mescolate sempre a fuoco basso con una frusta. Fate addensare la crema e fatela raffreddare (3) in frigorifero con un foglio di pellicola a contatto.
Pasticciotti
Preparate intanto la pasta frolla seguendo le indicazioni che trovate qui: mettete la farina ed il burro freddo nel mixer (4) e frullate per ottenere un composto dall’aspetto sabbioso e farinoso, che trasferirete su una spianatoia. Aggiungete lo zucchero, l’estratto di vaniglia e i tuorli (5) e impastate velocemente il tutto fino ad ottenere un impasto compatto ed abbastanza elastico (6). Avvolgete la frolla nella pellicola trasparente e mettetela a riposare in frigo per almeno mezz’ora.
Pasticciotti
Trascorso il tempo di riposo della frolla, stendetela su di una spianatoia infarinata (7), con l’aiuto di un matterello, in modo che abbia uno spessore di circa mezzo cm. Foderate tutti gli stampini, già imburrati e infarinati con la frolla (8-9).
Inserite all’interno di ogni stampino 2 cucchiaini di crema (10) e se la gradite un’amarena (11). Ricoprite la formina con la pasta frolla avanzata e tagliate la pasta eccedente in modo che i bordi siano ben squadrati (12).
Sbattete un tuorlo in un paio di cucchiai di latte o panna e spennellate la superficie dei pasticciotti (13). Sistemate gli stampini su di una leccarda (14) e infornateli in forno già caldo a 180° per 30 – 35 minuti. Quando i pasticciotti saranno ben dorati (15) sfornateli, fateli raffreddare e gustateli ancora caldi!