Franceschini: «Riportiamo a casa le opere dimenticate dai grandi musei» La proposta del ministro per rilanciare il territorio e le città d`arte: “Troppi capolavori nei depositi, vadano nei luoghi d`origine”
Intervista a Dario Franceschini di Paolo Conti – Corriere della Sera/
Ministro Dario Franceschini, titolare dei Beni e delle Attività culturali, la riforma del dicastero punta su un sistema di venti musei dotati di autonomia e su una rete di diciassette poli regionali. Qual è il motivo di fondo?
«Intendiamo favorire il dialogo tra le diverse realtà museali pubbliche e private. L`obiettivo è offrire ai visitatori italiani e stranieri un`offerta integrata su tutto il territorio nazionale e non solo nelle città attraversate da immensi flussi turistici».
Lei ha anche la delega per il turismo. Non è soddisfatto che vengano tanti stranieri a visitarci?
«Non è questo il punto. Viviamo in un paradosso. Roma, Venezia e Firenze hanno i centri storici e i centri museali ormai al limite della loro possibilità di accoglienza e addirittura di capienza. Gli Uffizi, per esempio, hanno giustamente il numero chiuso, con i flussi regolati. Nel resto d`Italia, che è un “museo diffuso”, esistono ovunque splendidi tesori d`arte che potrebbero attirare innumerevoli visitatori. E dobbiamo organizzarci presto, altrimenti avremo dei problemi. Un numero ridotto di città rischia di soccombere e il resto d`Italia di rimanere tagliato fuori dal circuito turistico».
Quali problemi vede, ministro?
«I volumi del turismo internazionale stanno crescendo esponenzialmente. La sola Cina oggi ha circa 100 milioni di abitanti pronti a uscire dal Paese almeno una volta l`anno, e alla vetta dei desideri c`è l`Italia. Tra cinque anni diventeranno 5oo milioni. Impensabile che la parte di loro che verrà in Italia si scarichi solo su tre città. Dobbiamo puntare su un turismo sostenibile e diffuso. Anche per questo sottoporrò presto un progetto a una commissione di esperti». Di che cosa si tratta? «Penso a una ricollocazione di pezzi d`arte nei loro luoghi d`origine, a una “ri-contestualizzazione” nei territori, iniziando dalla ricollocazione di parte delle opere che riempiono i depositi dei grandi musei italiani. In questo modo si potrebbe creare, intorno all`operazione, una serie di eventi culturali capaci di attirare interesse scientifico e visitatori. Giorni fa è tornato a Cerveteri il Cratere di Eufronio, saccheggiato in quell`area dai tombaroli nel 1971, poi finito sul mercato clandestino internazionale, esposto al Metropolitan Museum di New York e infine restituito all`Italia nel 2006. Era esposto a Roma al museo di Villa Giulia, ora è al Museo archeologico di Cerveteri per una mostra temporanea. E secondo me potrebbe restarci».
Ha altre idee di questo genere?
«Posso fare alcuni esempi, fermo restando che un ministro non è un tecnico e che sarà una commissione a decidere. Gli arredi farnesiani e borbonici della reggia di Colorno, dei duchi di Parma, sono dispersi tra palazzo Pitti, il Quirinale e Capodimonte. Potrebbero tornare nella loro sede originaria. I quadri di Lorenzo Spolverini, oggi nei depositi di Capodimonte, vengono da palazzo Farnese a Piacenza, e a Piacenza potrebbero tornare, l`Ecce Homo di Federico Barocci, ora nei depositi di Brera, potrebbe rientrare nella “sua” Urbino alla Galleria nazionale delle Marche. La Leda e il cigno del Tintoretto, ora nei depositi degli Uffizi, potrebbe riprendere il suo posto a Venezia, al museo di Palazzo Grimani. Il Sarcofago di Eremburga, nei depositi del museo Archeologico di Napoli, potrebbe andare insieme al Sarcofago di Ruggero in Calabria, al Museo nazionale di Mileto. Alla Pinacoteca nazionale di Bologna potrebbe tornare la Madonna con San Pietro che consegna le chiavi a San Clemente: ora è nei depositi di Brera ma proviene dal Collegio di Spagna a Bologna».
Quindi un grande «ritorno a casa»...
«In qualche modo sì. Fa parte di an grande ridisegno complessivo di cui fa parte anche l`imminente ritorno nei musei di una parte delle opere d`arte esposte negli uffici pubblici e nelle sedi di organi costituzionali. Appena diventato ministro, ho emanato una circolare in cui ho vietato il prestito di nuove opere ad altri ministeri e ad altri uffici. Voglio ancora una volta sottolineare che questo “ritorno a casa” fa parte di una strategia nazionale di attenzione al territorio nel suo complesso che incrocia i piani strategici di promozione turistico-culturale con la ricerca di un turismo colto,. di qualità, capace di apprezzare un’offerta rinnovata. Ecco perché va risolto il problema delle grandi navi a Venezia, che ha bisogno di un turismo sostenibile e di eccellenza, non dell`invasione di migliaia di persone che scendono, affollano la città e nemmeno contribuiscono al benessere economico di Venezia. Uno dei modelli è invece Matera. Lo splendido slogan Basilicon Valley dimostra come una città del Sud, puntando sulla cultura, possa trasformarsi nel territorio ideale per dare vita a start up di giovani, tra innovazione e futuro, tra cultura e turismo».
La federazione degli albergatori propone di esporre nelle hall dei grandi hotel opere d`arte chiuse nei depositi dei musei. Che ne pensa?
«Un`idea stravagante… Noi proponiamo, con questa ricollocazione, un discorso diverso. Tutti i grandi musei hanno opere nei depositi, che sono importanti per la rotazione nelle esposizioni, per lo studio, per la ricerca scientifica. E se progettiamo di riportare una parte importante di queste opere nei loro territori di origine è perché quel museo con quel pezzo d`arte viene valorizzato. Certo non le spostiamo per esporle nella hall di un albergo».