Il Fondo «sovrano» ora investe anche in turismo e cultura
Il fondo «sovrano» della Repubblica cambia pelle. Non più solo investimenti nei settori strategici della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, della ricerca e dei servizi pubblici, ma anche nel settore alimentare, quello turistico e anche nella gestione dei beni culturali e artistici. Di fatto, nello stesso momento in cui accelera sul piano di privatizzazione delle aziende pubbliche, il Tesoro amplia le possibilità di un intervento diretto dello Stato a difesa dei «campioni nazionali», allargando notevolmente il perimetro di azione del Fondo Strategico Italiano, controllato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti.
Il decreto firmato giovedì dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan,prevede infatti che il Fsi, dotato di un capitale di 4 miliardi di euro, possa investire anche nel settore turistico e alberghiero, nell’agroalimentare, nella gestione dei beni storici e nella distribuzione. Il Fsi potrà investire anche in società straniere che controllano società italiane, in questi stessi settori, purché abbiano almeno 50 milioni di fatturato e 250 dipendenti. Restano comunque inalterati i vincoli all’attività del Fondo, che può intervenire solo in aziende in equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico, e che abbiano adeguate prospettive di redditività.
Oggi il Fsi possiede il pacchetto di controllo di Ansaldo Energia, il 46% di Metroweb, il 18,7% di Kedrion, il 46% di Valvitalia, ed ha concluso un accordo con il fondo sovrano del Kuwait che entrerà nella controllata Fsi Investimenti. Il Fondo venne creato da Giulio Tremonti nel 2010 come strumento di “difesa” delle grandi imprese italiane dai tentativi di acquisizione di società e fondi sovrani esteri.
a cura di Mario Sensini – Corriere della Sera