Droga o antidepressivo? Il sale a tavola è irresistibile
Consumiamo in media 10 grammi di sale al giorno: una dose eccessiva, se si tiene conto che, secondo la Food and Drug Administration, massima autorità americana nel campo della salute, l’assunzione giornaliera del più comune condimento da tavola non dovrebbe invece superare i 4 grammi. Il motivo di tanta sapidità? Secondo una recente ricerca dell’Università di Iowa, i cristalli di cloruro di sodio sarebbero in grado di migliorare il tono dell’umore, funzionando quindi da naturali antidepressivi.
Lo studio - Riducendo la quantità di sale nella dieta dei topi, i ricercatori hanno osservato infatti come i piccoli roditori smettessero immediatamente di svolgere altre attività ritenute normalmente piacevoli, come bere bevande zuccherine o mangiare cibi in grado di stimolare sensazioni positive nel loro cervello. “Le attività comunemente piacevoli per i ratti – spiega Kim Johnson, coordinatore degli esperimenti – non sono in grado di apportare lo stesso livello di soddisfazione generato dall’assunzione di sale. Il che ci porta a credere che un deficit di sale e la mancanza di piacere a esso associata possano provocare la comparsa di veri e propri sintomi depressivi”.
Nonostante la diagnosi di depressione necessiti della presenza congiunta di almeno cinque sintomi (come la diminuzione della capacità di concentrazione, l’insonnia o la perdita di peso), i ricercatori sottolineano però come la marcata diminuzione di interesse per le attività normalmente piacevoli rappresenti una delle caratteristiche principali della depressione psicologica. E la capacità del comune sale da tavola di agire come sostanza antidepressiva potrebbe aiutare quindi a spiegare, aggiungono gli scienziati, perché molte persone tendano a condire tanto i cibi, nonostante i noti rischi cardiovascolari connessi a una dieta eccessivamente salata.
Il sale - “La maggior parte dei nostri sistemi biologici necessita del sale per funzionare – spiega Johnson – ma nel corso dell’evoluzione, non avendo più facilmente accesso a esso, il nostro corpo ha imparato a trovarlo e a conservarlo”. Oggi, però, a parere degli scienziati, si registrerebbe un vero e proprio abuso di sodio, dovuto soprattutto alle “frenetiche” abitudini alimentari: il 77% del sale ingerito proverrebbe infatti dagli alimenti cosiddetti “moderni”, come i cibi pronti, i surgelati o i prodotti da fast food.
Dipendenza - L’abuso di sale, secondo i ricercatori di Iowa, avrebbe a che fare con la dipendenza dalla sostanza. Molte persone affette da disturbi cardiovascolari, che quindi necessitano di una dieta a basso contenuto di sodio, ammetterebbero infatti di avere difficoltà a farlo poiché il consumo di cibi poco salati non provocherebbe lo stesso piacere generato dai cibi molto saporiti. Per di più, dagli esperimenti condotti sui topi, sarebbe emerso come un deficit di sale attivi i medesimi meccanismi cerebrali che si “accendono” nei tossicodipendenti in mancanza di droga. “Questo suggerisce – conclude Johnson – che la tendenza a usare molto sale sia connessa a una vera propria dipendenza cerebrale da questa sostanza, che è quindi in grado di provocare piacere e mettere il buon umore”.
Nonostante la diagnosi di depressione necessiti della presenza congiunta di almeno cinque sintomi (come la diminuzione della capacità di concentrazione, l’insonnia o la perdita di peso), i ricercatori sottolineano però come la marcata diminuzione di interesse per le attività normalmente piacevoli rappresenti una delle caratteristiche principali della depressione psicologica. E la capacità del comune sale da tavola di agire come sostanza antidepressiva potrebbe aiutare quindi a spiegare, aggiungono gli scienziati, perché molte persone tendano a condire tanto i cibi, nonostante i noti rischi cardiovascolari connessi a una dieta eccessivamente salata.
Il sale - “La maggior parte dei nostri sistemi biologici necessita del sale per funzionare – spiega Johnson – ma nel corso dell’evoluzione, non avendo più facilmente accesso a esso, il nostro corpo ha imparato a trovarlo e a conservarlo”. Oggi, però, a parere degli scienziati, si registrerebbe un vero e proprio abuso di sodio, dovuto soprattutto alle “frenetiche” abitudini alimentari: il 77% del sale ingerito proverrebbe infatti dagli alimenti cosiddetti “moderni”, come i cibi pronti, i surgelati o i prodotti da fast food.
Dipendenza - L’abuso di sale, secondo i ricercatori di Iowa, avrebbe a che fare con la dipendenza dalla sostanza. Molte persone affette da disturbi cardiovascolari, che quindi necessitano di una dieta a basso contenuto di sodio, ammetterebbero infatti di avere difficoltà a farlo poiché il consumo di cibi poco salati non provocherebbe lo stesso piacere generato dai cibi molto saporiti. Per di più, dagli esperimenti condotti sui topi, sarebbe emerso come un deficit di sale attivi i medesimi meccanismi cerebrali che si “accendono” nei tossicodipendenti in mancanza di droga. “Questo suggerisce – conclude Johnson – che la tendenza a usare molto sale sia connessa a una vera propria dipendenza cerebrale da questa sostanza, che è quindi in grado di provocare piacere e mettere il buon umore”.
da “Il Sole 24 Ore”