Andiamo alla scoperta dell’entroterra anconetano
Voltando le spalle a Senigallia (Ancona) si deve dimenticare il mare per scoprire la campagna, l’entroterra marchigiano agrario, in onde sempre più alte di colline incise ed assecondate dai corsi d’acqua che scendono verso l’Adriatico. E sulle colline torri, castelli ed abbazie a testimonianza delle lotte fra i grandi, Montefeltro e Malatesta, Borgia e Della Rovere, Sforza e Da Varano, papa ed impero. Luoghi che, a conferma della propria qualità, sono stati insigniti della Bandiera arancione del Touring Club Italiano.
L’itinerario può partire con una visita al Museo di storia della mezzadria Sergio Anselmi, ospitato nel convento di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, che, accanto alle collezioni di vecchi aratri e strumenti agricoli sistemati in ambienti rurali ricostruiti, ha alle pareti una galleria di scatti del fotografo locale Sergio Giacomelli.
Si può proseguire la via verso l’interno dalla frazione di Scapezzano, mura antiche e torrioni, atmosfera quieta e panorami ariosi: ci si trova già in aperta campagna e, più di procede verso l’interno, più ci si inoltra in territori che sono un inno all’operosità agricola umana, attraverso i vigneti del verdicchio.
Un quadro bucolico interrotto dallo spuntare di rocche e castelli. Ecco Corinaldo (erede della romana Suasa, giù in fondovalle, città natale di Santa Maria Goretti), noto come il “paese dei matti”, borgo murato da manuale di architettura militare, luogo di arte e di fede con le case entro le mura che si attorcigliano a spirale salendo come sinuose curve altimetriche fino al culmine del colle, dove si apre la piazza detta il Terreno. L’intera cerchia delle mura quattrocentesche, lunga 912 metri, si può percorrere con una suggestiva passeggiata guidata. Le porte, i baluardi, le torri di difesa, i merli ghibellini a coda di rondine, i camminamenti di ronda contrassegnano il paesaggio di questo raro esempio di città fortificata. Da non perdere una visita alla Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi”, che ospita opere di tipo pittorico, statue lignee e di alabastro, argenteria d’uso cultuale, ed al Museo del costume e delle tradizioni popolari, con attrezzi della lavorazione tessile d’un tempo ed i migliori costumi della festa del pozzo della polenta, realizzati su autentici modelli del ‘500 da sartorie locali. Corinaldo ha il suo centro nella Piaggia, una scalinata di cento gradini verso cui convergono le case in mattoni rossi disposte a spina di pesce. L’ordito urbanistico della città comprende numerosi palazzi gentilizi e notevoli edifici civili e religiosi. Sono da vedere il Palazzo Comunale, bell’esempio di architettura neoclassica con lungo loggiato, il Teatro Comunale Goldoni e la Casa del Trecento, la più vecchia del borgo. Le chiese rivelano tutta la spiritualità del luogo, rinforzata dalla lunga appartenenza allo Stato Pontificio. Il Santuario di S. Maria Goretti è un bell’esempio di tarda architettura barocca e custodisce numerose opere d’arte, tra cui una grande cantoria lignea che racchiude uno splendido organo di Callido del 1767.
Dirimpetto a Corinaldo, sull’altro lato della valle del fiume Misa, oltre interminabili campi di girasoli sta appollaiata Ostra (rifugio degli scampati della città romana nella valle, anch’essa come Suasa distrutta dalle orde barbariche fra il V ed il VI secolo d. C.), allungata come un gatto sul crinale del colle. La lunga storia attraversata da Ostra nei secoli ha lasciato alla città un ricco patrimonio artistico e culturale. All’epoca medievale risale la Cinta muraria, la cui originaria finalità difensiva è testimoniata dai 9 torrioni (quello meglio conservato è il Torrione di Mezzogiorno) che intervallano il percorso di 1.200 metri. Il nucleo più antico della città, caratterizzato da vie strette e tortuose, è quello situato nella parte più alta. Piazza dei Martiri è dominata dall’edificio neoclassico del Palazzo Comunale, cui è annesso il Teatro La Vittoria (1863), e dalla Torre Civica, edificata nel sec. XVI. Di fianco alla torre sorge Palazzo Gherardi –Benigni – Censi (sec. XVIII), e di fronte si affaccia la Chiesa di S. Francesco, che ospita al suo interno la cappella dedicata al patrono della città, S. Gaudenzio, dipinta da Giovanni Bellini, e due tele di Ercole Ramazzani. Alla chiesa è unito, attraverso un chiostro, il poderoso Palazzo dei Conventuali (sec XVIII), sede della Biblioteca Comunale, dell’Archivio Storico e del Museo Civico. Fra gli edifici di culto vanno anche annoverati il Santuario del Crocifisso (1333), con il portale sovrastato da archi romanici e gotici, che custodisce la bella scultura lignea del Cristo agonizzante di Bartolomeo Silvestri da Verrucchio, e la Chiesa della Madonna della Rosa (1754), con l’immagine miracolosa della Madonna ed una ricca collezione di tavolette votive.
Sul cocuzzolo di fronte ad Ostra, dalla parte opposta rispetto a Corinaldo, Morro d’Alba è un esempio di quanto la cultura dei castelli abbia saputo creare anche in una roccaforte mignon come il piccolo centro di produzione della famosa doc rossa marchigiana Lacrima di Morro d’Alba. Il cuore del piccolo centro si è sviluppato a partire da un minuscolo nucleo murato quattrocentesco di cortine a scarpa riparate da portici sui quali si aprono le abitazioni: un lungo corridoio circolare coperto, con balconcini panoramici ricavati nelle torri poligonali. Morro d’Alba conserva oggi numerose testimonianze del suo passato: i bellissimi sotterranei, il Palazzo Comunale, la chiesa di San Gaudenzio e quella della SS. Annunziata sono solo le tappe fondamentali per chi desidera ripercorrere gli avvenimenti storici di questo piccolo borgo agricolo. Il Museo “Utensilia” è una raccolta di materie prime (legni, pietre, cuoi, pellami, canne, penne, lino, cotone, lana, ferro) e sistemi costruttivi del mondo mezzadrile. A Morro d’Alba è presente un parco verde chiamato “Chico Mendes” dove poter trascorrere le belle giornate.
Risalire il corso del fiume Misa, si può arrivare ad un centro spettacolare che ne domina l’alta valle. Arcevia, sita ad oltre 500 metri di quota, siede solitaria su un costone roccioso. Case e vie di pietra, palazzi grandi e severi e poi l’esplosione di colori nella collegiata di S. Medardo, nei dipinti di Luca Signorelli e nelle smaglianti terracotte robbiane. A poca distanza da Arcevia, ma già nel Pesarese, un museo prezioso di altre sculture antiche ospita l’unico gruppo di bronzo dorato di epoca romana al mondo. Con i suoi nove castelli, numerosi punti di ospitalità turistica e la sua posizione geografica, il paese offre al turista una variegata scelta tra divertimento, cultura, benessere, relax, soggiorno e pernottamento. Oltre a questo, nei suoi dintorni, è possibile visitare altre perle di interesse storico e naturalistico quali la rocca di Mondavio con le sue cere ed il museo delle Arti monastiche di Serra de’Conti.
Poco dopo Arcevia, la strada che risale la valle si biforca: da un lato conduce a Sassoferrato, quasi al confine con l’Umbria, dove i resti di un’altra rocca costruita dal cardinale Egidio Albornoz (potente legato pontificio guerriero dei papi Innocenzo VI ed Urbano V) incutono ancora soggezione; dall’altra s’infossa nelle forre calcaree delle gole della Rossa e di Fracassi scavate dal fiume Esino. Scoperte nel 1971, le grotte di Frasassi si estendono per oltre 30 chilometri e sono uno dei più spettacolari complessi ipogei del mondo.
Sassoferrato, la romana Sentinum, riconosciuta ora con lo status di Parco archeologico, vanta grandi tesori d’arte e beni culturali: le numerose chiese, gli edifici pubblici, gli angoli medievali della parte più antica del capoluogo “accompagnano” il visitatore in un suggestivo itinerario che riconduce al vissuto della città e del suo territorio. Un’esperienza unica tra storia e natura. Sassoferrato vive in un ambiente ancora incontaminato, da visitare con le passeggiate che corrono sui sentieri panoramici ed i percorsi attrezzati per il trekking e la mountain-bike. È in questa natura che si fondono in totale armonia le testimonianze storiche e architettoniche come il Borgo ed il Castello abbracciati dal Parco della Rimembranza e l’area verde che circonda la maestosa Rocca Albornoz. Un fascino che percorre tutto il territorio del Comune di Sassoferrato nelle sue ventitre frazioni ed oltre duecento accasati, dal Santuario della Madonna del Cerro nella frazione Rotondo all’antico borgo Montelago alle pendici del Monte Strega, dalla frazione di Cabernardi che ospita il Museo della Miniera di zolfo (memoria del più importante centro minerario solfifero d’Europa) a quella di Coldellanoce, che dà vita, per le feste di Natale, ad un Presepe vivente che coinvolge l’intero paese accogliendo i visitatori con dolci fatti in casa alla luce della grande stella cometa che brilla sulla montagna.
Fonte, Stefania Maffeo – Turismo News